I primi lavori topografici in Egeo

Quando nel 1912 gli Italiani sbarcarono in Egeo, di nessuna delle isole che allora furono occupate, esistevano rilievi topografici regolari; neppure di quella di Rodi, che, per essere la principale, aveva conservato una certa importanza economica e politica anche sotto la dominazione ottomana.

Tanto che tutta la cartografia di queste isole si riduceva allora più che altro a carte a piccola scala, edite in Italia e fuori, schematiche nella forma e di valore geometrico relativo; potevano essere considerate e valutate solo sotto l'aspetto geografico, anche quando le relative scale avrebbero potuto rispondere alle esigenze di una rappresentazione topografica.

In tal senso il materiale migliore, e dal quale tutto l'altro più o meno traeva origine, era costituito dalle carte marine edite dall'Ammiragliato inglese. Ma anche queste ultime, sebbene appoggiate a dati geometrici direttamente rilevati, erano apprezzabili soprattutto dal punto di vista talassografico e nautico, od interessanti tutt'al più per la topografia delle coste: poiché nel rimanente si riducevano ad una speditiva rappresentazione morfologica delle regioni con semplici accenni schematici e generali, talora non troppo fedeli, alfa idrografia terrestre superficiale.

Tutto materiale quindi che, pur avendo importanza nel campo geografico, non poteva essere sufficiente alla particolare conoscenza di un paese che, come queste isole, interessava far risorgere dallo stato di decadenza, di abbandono, di spopolamento, nel quale miseramente era stato ridotto dalla precedente dominazione.

Le vicende della grande guerra che seguirono a distanza di pochi anni le nostre occupazioni in Egeo e che attrassero in altri campi tutte le attività civili e militari della Nazione, non consentirono di provvedere fin dal principio il nuovo possedimento di quanto ad asso mancava nel campo cartografico. Ma. tale necessità doveva trovare la più ampia soddisfazione non appena tornata la pace, l'autorità civile preposta al governo delle isole, ebbe modo d'imporsi il compito di restituirle alla funzione economica loro spettante per la particolare posizione geografica di fronte ed a contatto dell'Asia Minore; nonché di indirizzarle a quello sviluppo civile, e sociale, che non solo risponde ai nostri fini ed alle nostre necessità, ma al quale anche per la loro storia e per le loro tradizioni esse hanno indiscutibilmente diritto.

Fu appunto nel definire e concretare quest'opera di ricostruzione che si sentì la mancanza di buone carte a grande scala; le quali, oltreché di guida allo studio del terreno nello stretto senso topografico; fossero di base ad opere di ingegneria di pubblica e privata utilità, dando ad un tempo sicura conoscenza del paese dal punto, di vista geologico ed agricolo, ed oltre tutto servissero di inquadramento a lavori di grande importanza anche nel campo sociale ed economico, quali quelli del catasto.

Compreso dunque di tali necessità, il Governo locale nell'anno 1922 decise di iniziare ed attuare nel possedimento un vasto programma di lavori topografici, di cui affidò lo studio e l’esecuzione al nostro Istituto geografico militare; il quale riconobbe subito l'opportunità di concretare e predisporre come prima cosa, il rilievo regolare di tutte le isole per la formazione di una carta topografica alla scala di 1:25.000.


I primi lavori topografie.i in Egeo ebbero inizio in aprile del 1922 nell'isola di Rodi: la quale, per essere la più grande ed importante, doveva essere l'oggetto ed il campo delle prime operazioni, e costituire poi la base di partenza e di appoggio al loro successivo sviluppo.

Poiché nessun lavoro di carattere regolare era stato mai precedentemente intrapreso nella regione, così si rese necessario impostare ed affrontare il problema ex-novo; e quindi far precedere ai rilievi le operazioni geodetiche fondamentali indispensabili ad inquadrare ed orientare il lavoro topografico. Operazioni che soprattutto riflettono:

  1. la misura di una base geodetica e relativo sviluppo;
  2. le determinazioni mareometriche e relative livellazioni;
  3. la determinazione del coefficiente di rifrazione;
  4. lo sviluppo della triangolazione.

ELEMENTI ASTRONOMICI

Allo scopo di ricavare gli elementi occorrenti per costruire sull'ellissoide di riferimento l'immagine della triangolazione, occorreva determinare a priori, mediante osservazioni astronomiche, la latitudine e la longitudine di un punto della rete geodetica. e l'azimut di un suo lato.

Poiché la Missione inviata nell'isola non disponeva in tal senso, né di personale specializzato in simili lavori, né dì strumenti atti allo scopo, così, senza pretesa alcuna di rispondere a fini scientifici, ma con la sola intenzione di ricavare gli elementi fondamentali per i successivi lavori di rilievo topografico, furono eseguite alcune operazioni di carattere speditivo per la determinazione di un valore della latitudine all'estremo nord della base geodetica, nonché dell'azimut geografico dell'altro estremo rispetto allo stesso centro d'osservazione.

Tanto per la latitudine che per l'azimut il metodo adottato fu quanto mai elementare e semplice; furono riferite, cioè, le osservazioni alla Polare (∝ Ursae Minoris) nelle sue speciali posizioni di culminazione ed elongazione.

Ed in particolare: stabilite in modo approssimativo le ore alle quali, sull'orizzonte di Rodi in determinati giorni del mese di maggio 1922, queste posizioni dovevano riscontrarsi, con una prima serie di osservazioni, seguendo azimutalmente la Polare a mezzo di un teodolite fino alla massima digressione orientale, si individuò questa direzione, che si riferì ad una mira situata all'estremo sud della base geodetica.

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Fu così possibile fissare azimutalmente la direzione del nord, disporre il piano verticale di collimazione dello strumento in meridiano, e quindi passare alla determinazione della latitudine per mezzo delle distanze zenitali meridiane della stessa Polare.

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Successivamente l'Istituto Idrografico della R. Marina provvide a determinare astronomicamente, e con tutto rigore scientifico, Ia latitudine,, la longitudine , l'azimut in una stazione scelta presso la centrale radiotelegrafica allora esistente a Punta della Sabbia (Cum Burnù); stazione che fu poi collegata trigonometricamente ad alcuni vertici della nostra triangolazione, in modo da poterne dedurre le correzioni da introdurre agli elementi geografici speditivi, che in un primo tempo erano stati assunti per l’origine delle coordinate. E ciò per fissare in modo definitivo rigoroso la posizione e l'orientamento di tutta la rete geodetica dell'isola.


BASE GEODETICA

La località che si ritenne più adatta per la base geodetica fu la spiaggia di Cova a sud-est dell'abitato di Rodi, dove il terreno abbastanza pianeggiante ne rese possibile e facile il tracciamento e la misura col metodo di Jaderin.

La curva di allineamento fu tracciata con direzione generale da nord a sud, a partire dalla punta di Cova, tra il mare e la rotabile di Coschino: l'estremo nord 400 m. circa ad ovest del Marabutto di Cova, in prossimità di un mulino a vento; quello sud una cinquantina di metri ad est della strada anzidetta e 375 m. a mezzodì della Fontana di Ganì Ahmed.

Materialmente essa fu individuata con paletti infissi nel terreno, a distanza di 24 m. l'uno dall'altro: quindi suddivisa in sei tratti, di cui i primi cinque, dall'estremo nord, ebbero la lunghezza di m. 140 circa, mentre l'ultimo risultò di soli m. 72.

Gli estremi della base, come quelli di ogni tratto, furono fissati con pilastrini in muratura: ciascuno dei quali portava cementato nella sua faccia piana superiore un bullone d'ottone per l'individuazione del punto costituente l'origine, o la fine, del tratto stesso.

Per la misura i tratti furono ancora suddivisi in campate per mezzo di treppiedi che si disposero verticalmente col loro asse sopra i paletti dell'allineamento: ogni treppiede portava, secondo il detto asse, le linee di fede rispetto alle quali le letture coi fili dovevano eseguirsi.

L'allineamento dei treppiedi per ogni tratto fu ottenuto con un tacheometro, installato ad uno degli estremi del tratto stesso, ed orientato in modo che il suo piano verticale di collimazione contenesse la curva di allineamento.

In complesso questa, tra i due estremi della base, risultò suddivisa in 53 campate.

Il dislivello tra i successivi picchetti fu determinato con una livellazione, e riportato quindi con misura diretta alle linee di fede dei treppiedi: e ciò per rendere possibile la riduzione all'orizzonte della distanza reale esistente tra le stesse linee di fede.

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Non si esclude che il terreno di Cova avrebbe consentito il tracciamento e la misura di una base molto più lunga di quella prescelta; ma ciò non fu fatto per un doppio ordine di considerazioni:

  1. lo sviluppo di questa base rendeva necessaria la scelta del primo vertice della rete di amplificazione sulla linea di alture - quelle di Rodino - che si svolgono quasi parallelamente alla costa, e quindi alla curva di allineamento, ad una distanza di poco più di un chilometro. Sarebbe stato pertanto superfluo, se non pure poco logico, partire da una lunghezza di base superiore per iniziarne Io sviluppo con una contrazione, anziché con un ampliamento, nella lunghezza dei lati dei triangoli;
  2. d'altra parte le stesse dimensioni superficiali dell'isola, nonché le sue condizioni topografiche, non erano tali da richiedere, e neppure da consentire, lo sviluppo di questa base sopra una geodetica di lunghezza adeguata da poter servire d'appoggio ad una triangolazione principale a grandi maglie (quali sono in genere quelle del 1° ordine), o tanto meno ad una lunga catena di triangoli.

Il segnale trigonometrico di M. Paradiso

Si trattava molto più modestamente di costruire una rete geodetica attraverso tutta l'isola, per una profondità di 70 cm dalla base, una larghezza massima di una quarantina di chilometri, e sopra una superficie complessiva di poco più di 1400 kmq.

In conseguenza di che sembrò logico limitare la base geodetica allo sviluppo sopraindicato; trasportarla. quindi, attraverso una rete di pochi triangoli, sulla geodetica M. S. Stefano - Coschino, della lunghezza di. circa 6970 m. ed assumere questa come lato di partenza della triangolazione principale di tutta l'isola.


OSSERVAZIONI MAREOMETRICHE E LIVELLAZIONE

Si rese necessario ancora determinare un'origine delle altitudini da cui dedurre poi con procedimenti geometrici di precisione la quota assoluta di alcuni caposaldi, e quindi con operazioni trigonometriche quella dei vertici di triangolazione.

A tale scopo furono eseguite alcune osservazioni per la determinazione del livello medio del mare; per le quali fu prescelto un angolo ben riparato tra gli scogli ad oriente della citata Fontana di Ganì Ahmed, un centinaio di metri a nord-est dell'estremo sud della base.

Fu quivi sistemata un'asta mareometrica, sulla quale vennero osservate di ora in ora le variazioni di livello, per un periodo di tre giorni consecutivi, attorno al plenilunio del maggio 1922 (10-11-12).

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OPERAZIONI DI TRIANGOLAZIONE

La triangolazione eseguita nell'isola di Rodi ebbe essenzialmente uno scopo topografico; e concetto informativo del suo sviluppo fu quello di avere anzitutto una rete principale, che abbracciasse l'intera superfici dell'isola, per poi appoggiare a questa le reti ausiliarie occorrenti alla determinazione dei punti trigonometrici necessari per le operazioni di rilievo.

Nella rete principale fu anzitutto ricercato che, in armonia alle condizioni topografiche della regione, i vertici risultassero distribuiti in modo da ottenere triangoli ben conformati (mai con angoli inferiori ai 20°): ma non fu dato soverchio peso al fatto di passare attraverso ad una vera e propria triangolazione di 1° e 2° ordine, che le condizioni topografiche locali non avrebbero consentito. Oltretutto la limitata estensione superficiale dell'isola, nonché il particolare scopo del lavoro, e l'urgenza altresì di dare ai mappatori gli elementi geometrici necessari al rilievo, consigliarono, entro i limiti della dovuta approssimazione, di procedere con metodi più pratici e spediti.

Il segnale trigonometrico di M. Attairo

Cosicché si addivenne in ultima analisi, come triangolazione fondamentale, ad una rete principale unica, con lati che, di massima, variarono tra i 12 ed i 25 km; la qual in complesso risultò costituita di 20 triangoli, oltre quelli di sviluppo della base, su due catene che, a partire dalla geodetica di base (M. S. Stefano - Coschino), si svolgono quasi parallelamente dall'estremo nord-est a quello sud-ovest dell'isola una nel versante orientale, l'altra in quello occidentale; e collegate fra di loro da un certo numero di vertici lungo la cresta che divide i due versanti.

In totale i punti della rete principale furono 25, restando inclusi in tale numero gli estremi della base e quelli di sviluppo di questa.

La rete di triangolazione ausiliaria condusse alla determinazione di altri 149 punti di dettaglio; diguisaché, sopra una superficie di 1404 kmq, si ebbero determinati nell'isola complessivamente 174 vertici trigonometrici (uno ogni 8 kmq); numero più che sufficiente alle esigenze del successivo rilievo topografico da eseguirsi alla scala del 20000.

Durante la triangolazione fu cura anche di collegare trigonometricamente all'isola principale quegli isolotti adiacenti, che, specie lungo la costa occidentale, costituiscono elementi topografici di qualche entità ed importanza: quali appunto Alinnia, Macri, Strongilo, Tracusa e Tenia. Mentre per quelli di molto minore importanza, che più che altro sono veri propri scogli, fu provveduto al collegamento alla costa con operazioni topografiche durante il rilievo.

L’individuazione dei vertici trigonometrici fu uno dei compiti più laboriosi dei lavori di triangolazione; giacché fu necessario ricorrere in buona parte a segnali appositamente costruiti, dei quali oltretutto si volle assicurare la stabilità e conservazione.

Questi vertici pertanto, ogni qual volta non fu possibile approfittare di costruzioni atte allo scopo - torri, minareti, campanili, fari, mulini a vento, fumaioli, ecc. - furono segnati e n pilastrini in muratura, di forma parallelepipeda; le cui dimensioni furono segnati in rapporto soprattutto alla necessità, o meno, di doversi fare stazione collo strumento durante le operazioni di triangolazione.

Per renderli inoltre meglio visibili e facilitarne la collimazione, fu drizzata verticalmente al loro centro un'antenna, che nella sua parte ala portava disposti a croce, due dischi o due rettangoli in in legno. Pilastrino ed antenna poi rivestiti tutt'attorno da pietre a secco in modo da aumentare le dimensioni della costruzione; ed il tutto ben imbiancato con calce.

In tal modo si ebbero, in modo abbastanza semplice e spedito, segnali di conveniente consistenza e dimensioni; che oltretutto colla loro forma caratteristica non dettero luogo nei puntamenti ad incertezza o difficoltà alcuna, neppure in terreni coperti od in condizioni di visibilità poco favorevoli.

È confortevole rilevare come, a distanza di diversi anni anche oggi, attraverso tutta l'isola, molti di questi segnali, colle loro soprastrutture in legno, restano a sfidare le intemperie ed i venti: tuttora testimoni dell'opera silenziosa e fattiva di quei nostri operatori che; per primi, quando ancora le condizioni di vita di salubrità e viabilità dell’isola erano ben diverse da quelle di oggi, ne corsero il terreno in lungo e in largo, frugandolo in tutte le sue pieghe e nascondigli per dar mano con grande entusiasmo e con altrettanta modestia, a questi lavori, di cui essi soli conobbero i disagi e i pericoli.

Le misure angolari per lo sviluppo della rete trigonometrica sia principale che di dettaglio, furono eseguite con piccoli teodoliti Starke, o tipo Starke, con cannocchiale a 25 ingrandimenti e microscopi micrometrici atti ad assicurare nelle letture, tanto azimutali che zenitali, l’approssimazione di 2".

Per le direzioni azimutali della rete principale furono in ogni vertice eseguite otto coppie di osservazioni coniugate; e cioè ogni direzione fu osservata otto volte per ciascuna delle due posizioni dello strumento: e fu assunto come valore più probabile la media aritmetica dei valori osservati.

I risultati delle osservazioni furono tali che l'errore di chiusura dei triangoli della rete principale non raggiunse mai i 5".

Per quanto fu possibile, si cercò inoltre nello sviluppo della triangolazione di ricavare, a titolo di controllo, numerosi ritorni laterali; per i quali non si ebbe mai a riscontrare una discordanza superiore ad 1:20.000.

Per i vertici della rete ausiliaria le misure angolari azimutali furono osservate per lo meno quattro volte per ognuna delle due posizioni coniugate del teodolite; e ciascuno di detti vertici non fu mai determinato con meno di due triangoli adiacenti: ciò più che altro per avere un controllo nei ritorni laterali, quando altro non poteva esserne fornito dalle chiusure angolari.

Praticamente la discordanza di tali ritorni non superò mai il valore di 1:10.000.

Per la rappresentazione della triangolazione sull'ellissoide di riferimento si calcolarono, mediante gli elementi dei triangoli, le posizioni geografiche dei singoli vertici, desumendole man mano le une dalle altre, a partire da quelle assunte per l'estremo nord della base geodetica.

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Per gli angoli zenitali furono eseguite in genere tre reiterazioni, e dei valori risultanti fu pure assunta la media aritmetica. In conseguenza le differenze di livello dei punti trigonometrici furono ricava.te trigonometricamente, ed in particolare:

Come quote assolute di partenza furono assunte quelle degli estremi della base geodetica; inoltre in quei vertici che si trovavano ad immediata prossimità della costa, furono sempre ricavati controlli con osservazioni diretti al mare. E ciò in considerazione del fatto che l'incertezza derivante dallo stato della marea all'atto dell'osservazione è, dal punto di vista cartografico, del tutto trascurabile; poiché la sua ampiezza lungo tutto il litorale dell'isola poco si discosta dai 20 centimetri. E, d'altra parte, tale incertezza è certamente molto minore di quella che ne può derivare dal trasporto trigonometrico delle quote attraverso ad un numero cospicuo dì stazioni, ed in condizioni topografiche e climatologiche variatissime.


RILEVAMENTI TOPOGRAFICI

I rilevamenti generali dell'isola di Rodi vennero eseguiti direttamente alla scala di 1:20.000, per essere poi ridotti e pubblicati a quella di 1:25.000. Fu adottata per la rappresentazione del terreno la proiezione naturale, la stessa cioè impiegata nelle levate topografiche del Regno e finora anche delle nostre colonie libiche.

Si conservarono altresì per la suddivisione del rilievo in tavolette tesse ampiezze di reticolato geografico (5' in latitudine, 7' 30" in longitudine) prescritte per le carte topografiche del Regno; e si procedette nelle operazioni di campagna con criteri mezzi analoghi, poiché nulla consigliava di fare altrimenti.

Pertanto il rilevamento del terreno fu eseguito con procedimento grafico, impiegando la tavoletta pretoriana con diottra, declinatore e stadia: sul cui specchio i punti trigonometrici furono riportati a mezzo di coordinate cartesiane, ricavate dalle posizioni geografiche mediante le formule di corrispondenza tra il piano e l’ellissoide terrestre e che per la proiezione naturale, sono le seguenti:

x = N cos (ω - ω0) arc 1"

y = ρm (φ - φ0) arc 1"

L'altimetria fu rappresentata a curve di livello con l'equidistanza di m. 10, ridotti eccezionalmente a 5 nei terreni pianeggianti.

I rilevamenti originali al 20.000, sopra una superficie complessiva di 1404 kmq, in 21 tavolette, furono successivamente riprodotti alfa scala del 25000, la stessa adottata per la pubblicazione delle levate delle regioni d'Italia, mentre, com'è noto, per i nostri possedimenti coloniali non sono mai stati rilevate carte a scale superiori al 50000, ed anche ciò limitatamente a piccole zone; giacché, per il rimante, le scale finora più comunemente adottate sono state quelle del 100.000 e del 200.000.

Con procedimento fotomeccanico, dai rilevamenti al 20.000 fu altresì ottenuta un'edizione al 50.000, in 4 fogli; la quale è riuscita pregevole, non solo come tipo ma anche per la nitidezza e finezza della riproduzione.

Ed è altresì in allestimento una carta al 100.000, in un foglio, in cromo dello stesso tipo di quella di uguale scala esistente per le regioni d'Italia: la quale non solo riuscirà molto bella dal punto di vista artistico, ma sarà probabilmente molto ricercata per la sua utilità pratica, anche a scopo turistico.


A complemento di questi lavori per la città di Rodi e sue immediate adiacenze (4 kmq circa) fu pure provveduto a rilevare un piano a grande scala; il quale anzitutto richiese un raffittamento dei punti trigonometrici, nonché il tracciamento e la determinazione di alcune linee poligonali tacheometriche ausiliarie.

La scala prescelta per la sua rappresentazione fu quella del 4.000; ed il rilevamento venne ancora eseguito con procedimento grafico sempre mediante la vecchia tavoletta pretoriana; la quale, colla logica e perfetta conoscenza del suo impiego, così larga bontà di risultati e consente anche nei lavori a grande scala.

Nella preparazione di questo piano, prevedendosi di dovere poi addivenire ad una riproduzione a scala maggiore di quella stabilita per il rilevamento, fu cura dell'operatore di completare il lavoro con una serie di schizzi, compilati con rigoroso metodo geometrico alla scala del 2.000.

Cosicché, a lavoro compiuto, fu ancora possibile, portata con procedimento fotomeccanico la rappresentazione alla scala del 2000, ridisegnarla, con con il corredo degli schizzi, alla nuova scala con la voluta ricchezza di particolari, non lo, ma con quella finezza ed approssimazione geometrica, che, un ingrandimento puro e semplice non avrebbe potuto consentire.

Ed ecco come oggi abbiamo per la città di Rodi dintorni un piano topografico anche alla scala di 1:2000, che ha costituito finora il migliore ed unico documento geometrico di base al piano regolatore, nonché alle innumerevoli e grandi opere pubbliche, che in pochi anni hanno abbellito e trasformato la piccola capitale dell'Egeo.


I LAVORI NELLE ISOLE MINORI

Successivamente all'isola di Rodi, e precisamente nell'anno 1925, i lavori topografici furono proseguiti in quella di Coo: dove non si trovò opportuno nello sviluppo delle operazioni geodetiche e topografiche modificare i criteri precedentemente seguiti per l'isola maggiore.

Coo esistevano i dati delle determinazioni astronomiche (latitudine ed azimut) già eseguite nell'anno 1924 dall'Istituto Idrografico della R. Marina in una stazione situata sopra il torrione all'angolo sud-est del Castello: della quale d'altra parte era stato ricavato anche un valore della longitudine, per trasporto dal Castello di Lero, in base alla differenza di latitudine risultante tra i due centri ed all'azimut dello stesso Castello osservato in quello di Coo.

Cosicché furono assunti come dati di partenza per la triangolazione da eseguirsi nell'isola le coordinale geografiche della menzionata stazione astronomica:

φ = 36° 53' 31.65"

ω = 27° 17' 43.70"

nonché l'azimut alla stessa del Fanale di Punta della Sabbia (Cum Burnù):

X = 335° 09' 39.0"


BASE GEODETICA

Anche a Coo fu tracciata e misurata lungo la spiaggia di Cum Burnù, alla punta settentrionale dell'isola, in terreno perfettamente piano, una base geodetica, che risultò con andamento generale in meridiano: l'estremo nord una ventina di metri sud-ovest del fanale menzionato, quello sud ad 816 m. dal precedente.

Nella misura, che venne eseguita in andata e ritorno col filo invar N° 270, furono osservate le stesse norme e cautele già seguite per la base di Rodi.

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OSSERVAZIONI MAREOMETRICHE E LIVELLAZIONE

Tanto a Coo come successivamente a Lero, furono eseguite osservazioni mareometriche allo scopo di determinare nell'una e nell'altra isola un'origine delle altitudini, da cui dedurre poi le quote altimetriche.

Coo l'asta mareometrica fu sistemata nel porticciuolo di Mandracchio, in un pozzetto appositamente costruito ai piedi del muraglione del Castello, all'angolo sud-ovest dei bastioni: e furono su essa seguite le variazioni del livello marino nei giorni attorno al novilunio del maggio 1925 ed al plenilunio del mese successivo.

L'asta stessa fu quindi collegata ad un bullone di livellazione fissato presso il pozzetto mareometrico; dal quale successivamente la quota altimetrica fu trasportata, mediante una livellazione di precisione, sia ai due estremi della base geodetica, sia ad altri caposaldi stabiliti nell'interno della città.

Questa livellazione fu successivamente (anno 1927) estesa maggiormente nell'abitato in occasione del rilievo di un piano topografico al 1.000 della città stessa.

Nell'isola di Lero fu prescelta per le osservazioni mareometriche la baia di Portolago; nella quale esse vennero eseguite in prossimità del pontile metallico della R. Marina, durante alcuni giorni attorno al novilunio del giugno 1927 ed il plenilunio del mese successivo.

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TRIANGOLAZIONE

Con criterio analogo a quello seguito per Rodi, anche nell'isola di Coo si attuò anzitutto una rete di triangolazione principale, alla quale si appoggiarono successivamente le reti di dettaglio.

La rete principale, da un capo all'altro dell'isola, si sviluppò dalla geodetica di partenza, attraverso ad una catena dì sei triangoli con Iati variabili dai 10 ai 20 km: comprendendo complessivamente 8 vertici trigonometrici principali, oltre gli estremi della base geodetica e la stazione astronomica.

La triangolazione ausiliaria condusse alla determinazione nel­l'isola di altri 53 punti di dettaglio, nonché ad alcuni accessori di collegamento con le isole vicine (Calino e Nisiro) o colla costa dell'Anatolia.

Di questi punti una dozzina nella sola città e sue immediate adiacenze, per rispondere alle prevedibili necessità di un rilievo a grande scala dell'abitato: i rimanenti nel resto dell'isola; dove quindi, sopra una superficie complessiva di 294 kmq, si ebbero individuati 50 vertici trigonometrici, con la densità media di uno ogni 6 kmq circa.

Appoggiandosi alla rete geodetica principale di Coo, nell'anno 1927 la triangolazione fu proseguita verso nord; ed, attraverso all'isola di Calino, ed agli isolotti di Cappari, Caiolino e Pega, sviluppata fino a comprendere tutta l'isola di Lero.

Quest'ultima rete, composta di altri 6 triangoli con 8 nuovi vertici trigonometrici principali, servì alla sua volta di appoggio allo sviluppo delle reti di dettaglio delle due isole di Calino e Lero; con le quali si provvide, non solo al fabbisogno di punti occorrenti per il rilievo topografico di queste isole, ma anche al collegamento alle stesse di tutti gli isolotti ad esse circostanti.

Nell'anno 1928 la stessa rete principale fu estesa, attraverso altri 6 vertici principali, fino ad abbracciare le isole più settentrionali dei Possedimento, e cioè: Lisso, Archi, Patmo, Gaidaro e Farmaco: nelle quali altresì fu sviluppata una triangolazione di dettaglio.

Le triangolazioni ausiliarie di Calino, Lero ed isolette del nord condussero in definitiva alla determinazione di 50 punti di dettaglio, di cui 24 nell'isola di Calino, 15 in quella di Lero e 19 nelle rimanenti.

Cosicché la rete trigonometrica generale di dette isole risultò in complesso costituita di 70 vertici dei vari ordini.

E poiché la superficie complessiva di queste isole (compresi gli isolotti adiacenti rilevati) è di 252 kmq circa (113 Calino, 57 per Lero, e 82 per le altre), così la densità media di punti trigonometrici risultò di oltre i ogni 4 kmq,

Questa abbondanza è giustificata più che altro dal fatto dell'aver voluto provvedere all'accennato collegamento trigonometrico degli isolotti circostanti alle isole principali, e dell'aver dovuto eseguire nella baia di Portolago un raffittimento per il rilevamento di un piano a grande scala.


RILEVAMENTI TOPOGRAFICI

Le isole di Coo, Calino, Lero, Lisso, Pattino, ArchiGaidaroFarmaco furono pur esse rilevate con procedimento grafico al 20.000 e quindi riprodotte in tavolette al 25.000.

Per la città di Coo inoltre fu nell'anno 1927 provveduto all'allestimento di un piano topografico quotato (kmq 1,2) alla scala di 1:1.000, destinato a rispondere alle necessità immediate sia del piano regolatore, sia del catasto urbano.

Nell'isola di Lero fu nello stesso anno eseguito il rilievo al 5.000 di tutta la zona costiera (kmq 5.3) attorno alla baia di Portolago.

I due valori, come già il rilievo al 4.000 della città di Rodi, furono eseguiti sempre con rilevamento grafico, appoggiato ai vertici della rete generale di triangolazione; che, secondo quanto è stato accennato, nelle località e zone interessate, era stata a tale scopo convenientemente raffittita.

Ecco dunque come, dal nulla che fu trovato, in pochi anni è stato allestito per le nostre isole dell'Egeo un materiale cartografico che può stare alla pari di quello delle stesse regioni d'Italia. Senza dire che, all'infuori di quelle italiane, nessuna delle isole dell'Egeo, come nessuna delle regioni che si affacciano a questo mare, trovansi al presente in tali favorevoli condizioni.

Oltre tutto da segnalare che all'attività dei lavori di campagna fece pieno riscontro il celere disbrigo delle operazioni accessorie di ufficio: in quanto fu costante cura dell'Istituto Geografico di provvedere a che i rilevamenti originali fossero al più presto ridisegnati e pubblicati: tantoché essi furono messi sempre a disposizione del pubblico a pochi mesi di distanza dalla loro compilazione in campagna.

Non è superfluo aggiungere che Io sviluppo dei rilievi topografici fu man mano completato in ciascuna isola con una raccolta di dati e notizie circa la natura dei terreni, la vegetazione, le condizioni idrografiche: e ciò allo scopo di portare, con dati di fatto, un primo ed efficace contributo allo studio ed alla conoscenza delle regioni, anche sotto l'aspetto geologico ed agricolo.

Per ogni zona rilevata, fra i terreni furono distinti particolarmente quelli sabbiosi, sassosi e con roccia affiorante: le terre rosse e quelle bianche; e di ciascuno fu segnalato se con strato coltivabile profondo, oppure superficiale.

Per quanto poteva interessare le colture in atto, furono delimitati e segnalati i boschi, le macchie, i pascoli, i terreni seminativi, quelli paludosi; e posti in rilievo i tratti a coltura irrigua e i vigneti.

I boschi e le macchie, per quanto fu possibile, furono contraddistinti per la prevalenza dell'una o dell'altra essenza.

Le condizioni idrografiche della regione poi furono osservate con particolare considerazione; e per le sorgenti, i pozzi, le cisterne, i torrenti, furono raccolti minuti particolari monografici circa l'ubicazione, l'altimetria, il regime, la natura delle acque, le eventuali cause d'inquinamento, etc.

Tutte notizie che possono, non solo efficacemente contribuire allo studio dell'idrografia superficiale e sotterranea, ma, in relazione con quelle relative alla natura dei terreni, tornare di grandissima utilità anche dal lato agrologico.

Cosi pure non furono trascurati tutti quegli elementi antropici che, in rapporto alla loro essenza e distribuzione, possono avere interesse per la conoscenza geografica del paese anche dal punto di vista etnico ed economico.

Pertanto per ogni villaggio, o centro, abitato, furono raccolte le maggiori notizie circa il numero delle case e degli abitanti, l'origine di questi, la loro religione, i costumi, le occupazioni principali, i mezzi e sistemi di agricoltura, gli usi pastorali, l'allevamento del bestiame.

Molti degli elementi anzidetti, come quelli relativi alla vegetazione, della distribuzione delle acque, risultano rappresentati nelle stesse tavolette di rilievo: mentre tutti gli altri, che in queste non sarebbe stato possibile riportare anche perché avrebbero troppo affollato la rappresentazione rendendola poco chiara, furono invece riuniti in lucidi a parte o in apposite monografie.

Non può sfuggire l'importanza che un cosi ricco materiale potrà acquistare nelle mani di coloro che, con elementi di fatto, vorranno studiare le condizioni generali di queste isole anche sotto l'aspetto geologico, idrologico ed agricolo.

Per finire riporterò alcuni dati e notizie relativi allo sviluppo cronologico che i lavori topografici in Egeo hanno avuto dal loro inizio ad oggi.

Premetterò che tali lavori sono stati condotti esclusivamente con ufficiali specializzati dell'istituto geografico militare, assistiti quasi sempre nelle operazioni di campagna da personale militare tratto dalle truppe locali.

Negli anni 1922 - 1923 e 1924 trovarono compimento le operazioni sia di triangolazione che di rilievo al 20.000, dell'isola di Rodi: operazioni che richiesero complessivamente l'impiego di 5 operatori con un complesso di ventitré mesi di lavoro di campagna; di cui circa tre per la triangolazione e lavori geodetici accessori, il rimanente per il rilievo.

In nove mesi dell'anno 1923 fu da un solo operatore condotto a termine il piano topografico al 4.000 della "Città di Rodi e dintorni".

Questi rilievi sono stati successivamente tenuti aggiornati degli innumerevoli lavori stradali compiutisi in pochi anni nell'isola, nonché delle continue variazioni di carattere topografico, che la città di Rodi ha man mano subito per la rapida attuazione del nuovo piano regolatore.

I lavori di Coo ebbero inizio nell'aprile 1925. Con soli quattro operatori furono condotti a termine entro l'ottobre dello stesso anno sia le operazioni geodetiche, sia il rilievo al 20 000 di tutta l'Isola.

Il piano topografico al 1:1.000 della città fu invece rilevato nell'anno 1927 e successivamente aggiornato nel 1928.

Nell'anno 1927 furono iniziate e compiute le operazioni di triangolazione e di rilievo al 20.000 delle due isole di Calino e di Lero: operazioni che richiesero l'impiego di due operatori per circa sette mesi. Al tempo stesso un altro operatore provvedeva al rilevamento al 5000 della Baia di Portolago e della zona costiera circostante.

Nell'anno 1928 - dall'aprile al dicembre - un solo operatore poté compiere tutti i lavori tanto trigonometrici quanto di rilevamento delle isole di Lisso, Patmo, ArchiGaidaro e Farnaco, nonché di tutti gli isolotti ad esse circostanti.

Se si considera che, in rapporto al personale, ai mezzi ed al tempo impiegato, la produzione complessiva di tutto il lavoro ha condotto a determinare 303 punti trigonometrici, in reti e località distinte, con relative operazioni geodetiche accessorie;

Notisi che, per necessità di cose, fu sempre necessario protrarre le operazioni di campagna, in parte, in pieno periodo estivo, in parte, durante la stagione delle piogge: circostanze che aggravarono i disagi e le fatiche degli operatori, i quali dovettero lottare anche contro la malaria, che nei mesi caldi infesta alcune zone meno salubri delle isole.

Al rendimento veramente soddisfacente, contribuirono un complesso di fattori, tra cui principali:

Questi i lavori topografici che l'Istituto geografico militare ha finora compiuto nelle nostre isole dell'Egeo, grazie ai quali possiamo già disporre di un cosi abbondante materiale geodetico e cartografico per alcune delle isole più importanti. Frattanto il vasto programma di lavori topografici che il Governo del Possedimento d'accordo coll'Istituto geografico militare, si è imposto, continua il suo regolare e celere sviluppo.

Nell'anno in corso è nelle isole di Nisiro, Piscopi, Stampalia ed isolotti adiacenti che è stato ripreso il nostro lavoro, che poi man mano, secondo quanto previsto, dovrà proseguire nelle altre, si da condurre al raggiungimento dello scopo finale: quello di addivenire al rilievo di tutte indistintamente le isole del Possedimento.

Ed è da augurarsi che ciò possa avvenire presto, giacché queste isole sono ormai assicurate all'Italia e destinate a costituire il centro di irradiazione di ogni nostra attività in Oriente.

...omissis...

Testo tratto da "I primi lavori topografici in Egeo" - Giuseppe Gianni - L'Universo - n. 7, 1929